mercoledì, novembre 29, 2006

Once upon a time

Once upon a time...c'era una ragazza che viveva nella foresta delle piume di pavone. Occhi, occhi luccicanti e variopinti dappertutto. La ragazza non viveva in una casa composta da tante stanze, ma in diverse stanze tutte dislocate in diversi luoghi della foresta. Corridoi sotterranei collegavano i diversi spazi abitativi. C'era il corridoio di Bacco che dalla cucina conduceva al salotto, quello del Bazar che collegava la camera da letto alla cucina... Proprio quest'ultimo era il primo ad essere percorso nelle prime ore del giorno. Le pareti erano colme di spezie. Adorava destare il proprio cervello con l'odore dolce e pungente della cannella e quello selvatico dei semi di finocchio prima di arrivare al caffè del mattino. Sorsessaggiava quella polvere calda sull'ascensore mondiale. Questo congegno era dotato di un comodo divanetto a boccuccia, proprio come quello di Dalì, anzi, per essere precisi, come quello che Dalì aveva copiato dopo la sua ultima visita. L'ascensore le permetteva di prelevare i principali quotidiani mondiali caldi di stampa. Le lingue per la fanciulla non erano un problema, ne parlava e leggeva correttamente 13. Tutto questo le occupava 8 ore terrestri, sì e no un'oretta scarsa della foresta delle piume di pavone. La stanza studio, detta anche Lolla, era una delle stanze che Meinu adorava. Era riscaldata tramite la lava che scorreva, densa e luminosa, sotto a dei pannelli trasparenti. Il fuoco!!Andava in visibillio per il fuoco. Era, fra i 13 elementi, il suo preferito e di gran lunga il più eccitante. Il soffitto della stanza, anche quello trasparente, le permetteva di ammirrare tutti e 17 i mondi. In quel momento però, la neve ricopriva tutta la foresta delle piume di pavone, niente più occhi, niente più parole. Il silenzio. Il silenzio dissetante che solo la neve dal candore immacolato può offrire. Nel silenzio cominciava a risentire la sua voce. Da muta via via si faceva assordante. Ragazza dove ti eri persa? Sono mesi che non rispondi. Pensavo che mi volessi muta per sempre! Meinu, sotto la guida della sua voce, si sveglia dal torpore onirico che l'aveva ammaliata e rallentata fino ad un momento prima e, in una fredda mattina, con i piedi scalzi che poggiano sulla lava incandescente, termina la stesura del racconto, da mesi incompiuto. Ed eccola lì Mogui. Sorridente, la attende nella sua reggia dagli affreschi incantati. Con uno sguardo e un movimento del capo le dice: finalmente sei tornata!

Scritto in un insaziabile momento di fantasia.